Da un’analisi condotta da Studio Temporary Manager è emerso che le imprese laziali sono in crisi a causa dell’aumento dei tassi di interesse. Sono più di €3,7 mld all’anno gli interessi che dovranno restituire.
I problemi per le imprese non finiscono mai e se da una parte il caro energia sembra essere arrivato alla fine, dall’altra si trovano a combattere il rialzo degli interessi che è arrivato alle stelle. A trovarsi in una crisi profonda, secondo un’analisi condotta da Studio Temporary Manager, sono le imprese laziali. Come rilevato dalla società specializzata nei servizi di temporary manager, le imprese del Lazio sono attanagliate dagli interessi troppo elevati e dall’inflazione. Ecco un quadro tracciato dall’agenzia.
Il tasso medio di sconto Europeo nel 2023 ha raggiunto la percentuale del 3,5%, crescendo di due punti rispetto al precedente anno. Tenuto conto che le imprese italiane hanno debiti pari a circa €749,2 mld, l’aumento porterà gli imprenditori a pagare interessi per mutui, finanziamenti e leasing per un totale di oltre €35 mld all’anno, con un incremento rispetto al 2022 di €15 mld.
Come emerso dall’analisi di STM, le regioni che nel 2023 risultano più penalizzate dalla crescita dei tassi sono quelle che operano nella produzione e chiedono aiuto alle banche per proseguire le attività. Dallo studio è emerso che le aziende laziali sono al secondo posto con €3,71 mld da pagare, mentre al primo posto ci sono le aziende lombarde, con €10,19 mld di tassi di interesse da sborsare.
Al secondo posto, a pari merito delle imprese laziali, ci sono quelle dell’Emilia Romagna, con €3,7 mld di interessi, poi a seguire quelle venete con €3,57 mld, quelle piemontesi con €2,52 mld. Insomma, la situazione finanziaria delle imprese italiane non è affatto rosea e molte rischiano di chiudere.
Roberto La Caria, Socio e Amministratore Delegato di Studio Temporary Manager, ha dichiarato che l’aumento dei tassi, in particolare l’ultimo di 50 punti base deciso da marzo 2023, non ha alcuna giustificazione, considerato che nei primi mesi del 2023 l’inflazione è calata.
Secondo La Caria, gli aumenti avranno un impatto molto forte sugli oneri finanziari, che su base annua potranno addirittura triplicare. L’effetto sarebbe disastroso per le imprese italiane, che nella maggior parte hanno ridotte dimensioni, capitalizzazione scarsa e spesso ricorrono al debito.
Anche se l’inflazione nel primo trimestre del 2023 su base annua si attesta ancora al 7,7%, se calcolata su base mensile è chiaro che si è attenuata e lo dimostrano i primi mesi del 2023. A gennaio si è attestata allo 0,1%, a febbraio allo 0,2% e a marzo a -0,3%.
La Caria ha dichiarato che per compensare il costo dei tassi aumentati in modo esponenziale le aziende possono scegliere fra aumentare i prezzi del prodotto finito, oppure ridurre i costi di produzione in maniera significativa.
Serve comunque una reazione da parte degli imprenditori, allo scopo di non compromettere i profitti o addirittura il proseguimento dell’attività aziendale. Le imprese devono agire intervenendo sia sui fattori esogeni che su quelli endogeni, e devono tenere costantemente sotto controllo i costi, riducendo quelli generali e di produzione, agendo sull’efficientamento e sull’ottimizzazione.
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